Recentemente, ascoltando una ragazza parlare, mi sono ricordata di una bellissima storia appresa nel mio percorso di crescita personale.
“Una persona fu presa da compassione vedendo una farfalla lottare per liberarsi dal suo bozzolo, e volendo aiutarla, separò con molta dolcezza i filamenti per creare un’apertura. La farfalla liberata, uscì dal suo bozzolo e batté le ali ma non poté volare. Ciò che quella persona compassionevole ignorava, è che è solamente attraverso la lotta per la nascita che le ali possono diventare abbastanza forti per il volo. La sua vita accorciata la passò a terra. Non conobbe mai la libertà, mai visse realmente”.
Imparare ad amare a mani aperte è tutta un’altra cosa. E’ un apprendimento che si è avviato progressivamente in me, modulato dai fuochi della sofferenza e le acque della pazienza.
Imparo che devo lasciare libero qualcuno che amo, perché se mi ci aggrappo, se mi attacco, se cerco di controllare, perdo quello che ho cercato di conservare.
Se provo a cambiare qualcuno che amo, perché sento che so come questa persona dovrebbe essere, gli rubo un diritto prezioso, il diritto di essere responsabile della propria vita, delle proprie scelte, del proprio modo di vivere.
Ogni volta che impongo il mio desiderio o la mia volontà, o che provo a esercitare un potere su un’altra persona, le tolgo la piena realizzazione della sua crescita e della sua maturazione.
La vesso e la contrasto con il mio atto di possessione, anche se le mie intenzioni sono le migliori.
Posso soffocare o ferire agendo con la più grande bontà, per proteggere qualcuno. E una protezione e una sollecitudine eccessive possono significare per l altra persona, più eloquentemente che delle parole: “Sei incapace di occuparti di te stesso, devo occuparmi di te perché tu mi appartieni. Sono responsabile di te”
Con il crescere del mio apprendimento e della mia pratica, posso dire a qualcuno che amo:
“Ti amo, ti stimo, ti rispetto e ho fiducia in te. Tu hai in te o puoi sviluppare la forza di diventare tutto quello che ti è possibile diventare, a condizione che io non mi metta di traverso sul tuo cammino. Ti amo, tanto che posso lasciarti la libertà di camminare al mio fianco, nella gioia e nella tristezza. Dividerò le tue lacrime, ma non ti domanderò di non piangere. Risponderò, se avrai bisogno di me, mi prenderò cura di te, ti conforterò, ma non ti sosterrò quando potrai camminare da solo.
Sarò pronta ad essere al tuo fianco nella pena e nella solitudine ma non le allontanerò da te.
Mi sforzerò di ascoltare quello che vuoi dire, con le tue parole, ma non sempre sarò d’accordo con te. A volte sarò in collera, e quando lo sarò, proverò a dirtelo francamente, in modo da non aver bisogno di essere irritata per le nostre sofferenze, ne di ingarbugliarmi con te.
Non posso essere sempre con te o ascoltare quello che dici, perché ci sono dei momenti in cui devo ascoltare me stessa, prendendomi cura di me.
Quando succederà, sarò tanto sincera con te quanto potrò esserlo”.
Imparo a dire questo a quelli che amo e che sono importanti per me, con le parole o con il mio modo di essere con gli altri e con me stessa.
Ecco quello che chiamo amare a mani aperte.
Non posso sempre impedirmi di mettere le mani nel bozzolo ma ci riesco meglio, molto meglio, da quando mi rispetto anch’io.
[ Ruth Sanford ]